L’esemplare è l’ultima testimonianza della partecipazione di Alessandro Mendini al progetto Merletti e Design, cui l’artista ha aderito sin dalla prima edizione del 2011. È stato completato dopo la sua scomparsa, e presentato in anteprima come omaggio alla sua memoria nella mostra Merletti e Design. Intrecci creativi a Cantù dal ’900 a oggi, organizzata dal Comitato per la Promozione del Merletto a Palazzo Morando a Milano (6 aprile – 30 giugno 2019). Mendini, pur avendo visto il merletto ancora in lavorazione, ne era rimasto soddisfatto e aveva suggerito di fotografarlo su un fondo in legno naturale con la relativa cornice, per accentuare il collegamento dell’albero, dalle radici saldamente allargate, con la materia e con la terra. Come suggerisce il titolo, Lace Tree (albero di merletto), l’opera può essere considerata una significativa conclusione della ricerca creativa condotta dal designer insieme alle merlettaie per tradurre i suoi disegni attraverso l’intreccio dei fili. Pur conservando l’interpretazione giocosa del soggetto e l’uso divertito del colore, tipici del suo stile e già caratterizzanti i precedenti progetti, nuova è stata la scelta di valorizzare il bianco, recuperando una caratteristica basilare del merletto, e di accentuare in questo modo gli effetti chiaroscurali dei pieni e vuoti. Sulla fronda dell’albero, ripartita in grandi foglie delineate da un sottile nastrino a punto mimosa, i pieni delle macchie di colore (realizzate a punto tela e mezzo punto) lasciano uno spazio predominante a una varietà di riempitivi traforati in filato bianco, che danno un effetto di leggerezza e valorizzano la maestria tecnica delle autrici. Lace Tree diventa così una sintesi della capacità del designer di comprendere il linguaggio tecnico del merletto, con il quale avvertiva assonanze espressive già chiarite nel 2011 nel commento di Autoritratto, il suo primo progetto per Merletti e Design: “La mia grafia talvolta si presenta come un sottile filo continuo che non stacca mai dal foglio bianco, a formare reti, retini e incerte geometrie. […] Potrei chiamare questo tipo di grafia come fosse un merletto su carta”. Marialuisa Rizzini